Milan, musulmana, guarita da San Charbel, il Padre Pio del Libano
10/10/2015
La piccola a due anni si ammala di tumore e dopo un trapianto viene colpita da
un virus letale. La madre, una profuga musulmana di Damasco, si rivolge al Santo
eremita libanese e la bambina guarisce: «Babbo Charbel», racconta la piccola,
«mi ha detto: "Ho pregato Dio affinché ti curasse! Mi ha dato dell'acqua e
basta"»
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Una guarigione miracolosa è già una (bella) notizia. Lo è ancora di più se la
protagonista è una bimba di tre anni, Milan, musulmana di famiglia
sunnita siriana. È stata guarita grazie all’intervento di San Charbel
Makhlouf, il santo eremita libanese, canonizzato nel 1977 da Paolo VI e
definito il “Padre Pio” del Libano per la sua fama di taumaturgo attestata da
numerosi miracoli attibuitigli dopo la morte.
La famiglia di Milan è una famiglia di profughi originari di Damasco, giunta in
Libano in seguito alla guerra civile che da oltre quattro anni sta distruggendo
il Paese. La piccola aveva un tumore e durante le cure è stata assalita anche da
un virus molto grave. La preghiera della madre a san Charbel ha guarito la
figlia e ora la piccola Milan pare avere un rapporto molto speciale con “babbo
Charbel”. Il fatto, riferisce Asia News, è avvenuto circa due mesi fa ed
è documentato dal reportage di Otv (Orange TV), in arabo.
Non è affatto strano trovare in molte parti del mondo musulmano alcune devozioni
cristiane (come la devozione a Maria, la Madonna, e il desiderio di essere
liberati dal demonio). Probabilmente anche la devozione verso san Charbel
Makhlouf va annoverata tra queste.
la storia di Milan
Come spiega il reportage della Tv araba Orange, Milan era emigrata da
Damasco a Ta’albeya, per fuggire dal terrorismo di Daesh (acronimo in arabo per
lo Stato Islamico, ndr), in cerca di pace e sicurezza è stata attanagliata dal
tumore mentre spegneva le candele del suo secondo anno di vita: «È una
situazione molto difficile la sua, la forma di tumore di cui soffre, scompare e
ricompare regolarmente ed ogni volta ritorna con più forza rischiando di
portarcela via. Questo è dovuto anche al fatto che in seguito al trapianto è
stata colpita da un virus chiamato CNP, un virus fortemente pericoloso,
altrettanto letale quanto la sua malattia. Assumeva farmaci potenti ma la
malattia non retrocedeva, anzi, con l’andare del tempo, peggiorava
drasticamente. Per cui, ci siamo messi l’anima in pace, abbiamo deciso di
farla uscire dall’ospedale, rimettendoci nelle mani del Signore e aspettando
quello che ci sarebbe potuto accadere».
Poi la madre ha deciso di compiere un pellegrinaggio nel santuario di Zahlé, un
villaggio cristiano nella Valle della Beka’a che ospita un santuario dedicata a
San Charbel. «L’indomani, martedì», ha raccontato la donna, «siamo andati dal
medico per rifare le analisi del virus, e il medico mi ha detto che il test era
risultato all’improvviso negativo, con zero presenza di virus. Un miracolo aveva
debellato il virus dal suo organismo». E ha aggiunto: «Erano le 8 di sera,
rientrando a casa e strada facendo, si era addormentata. Quando Milan si
risveglia ci dice “Oggi, Babbo Charbel è venuto a trovarmi. Mi ha detto: 'Ho
pregato Dio affinché ti curasse! Mi ha dato dell’acqua e basta'”».
Il rapporto che unisce la bambina di tre anni con San Charbel è un rapporto
straordinario, amica nei momenti di tristezza, suo rifugio per sentire meno il
dolore, la sua chiesa è l’unico luogo nel quale si sente sicura. «Ogni volta che
sente dolore, va, prende il santino di San Charbel, piange, poi inzia a
dialogare con lui», ha spiegato la madre, «ma ignoro che cosa gli dice e quale
sia la natura di questo rapporto che li unisce. Queste cose nessuno le
conosce se non loro due».
Chi è San Charbel, il Santo pregato anche dai musulmani
Giuseppe Makhluf, nacque nel villaggio di Biqa ’Kafra il più alto del Libano
nell’anno 1828. Rimasto orfano del padre a tre anni, passò sotto la tutela dello
zio paterno. A 14 anni già si ritirava in una grotta appena fuori del paese a
pregare per ore (oggi è chiamata “la grotta del santo”). Egli pur sentendo di
essere chiamato alla vita monastica, non poté farlo prima dei 23 anni, visto
l’opposizione dello zio, quindi nel 1851 entrò come novizio nel monastero di
‘Annaya dell’Ordine Maronita Libanese. Cambiò il nome di battesimo Giuseppe in
quello di Sarbel che è il nome di un martire antiocheno dell’epoca di Traiano.
Trascorso il primo anno di noviziato fu trasferito da ‘Annaya al monastero di
Maifuq per il secondo anno di studi. Emessi i voti solenni il 1° novembre 1853
fu mandato al Collegio di Kfifan dove insegnava anche Ni’matallah Kassab la cui
Causa di beatificazione è in corso. Nel 1859 fu ordinato sacerdote e rimandato
nel monastero da ‘Annaya dove stette per quindici anni; dietro sua richiesta
ottenne di farsi eremita nel vicino eremo di ‘Annaya, situato a 1400 m. sul
livello del mare, dove si sottopose alle più dure mortificazioni. Mentre
celebrava la s. Messa in rito Siro-maronita, il 16 dicembre 1898, al momento
della sollevazione dell’ostia consacrata e del calice con il vino e recitando la
bellissima preghiera eucaristica, lo colse un colpo apoplettico; trasportato
nella sua stanza vi passò otto giorni di sofferenze ed agonia finché il 24
dicembre lasciò questo mondo.
A partire da alcuni mesi dopo la morte si verificarono fenomeni straordinari
sulla sua tomba, questa fu aperta e il corpo fu trovato intatto e morbido,
rimesso in un’altra cassa fu collocato in una cappella appositamente preparata,
e dato che il suo corpo emetteva del sudore rossastro, le vesti venivano
cambiate due volte la settimana. Nel 1927, essendo iniziato il processo di
beatificazione, la bara fu di nuovo sotterrata. Nel 1950 a febbraio, monaci e
fedeli videro che dal muro del sepolcro stillava un liquido viscido, e
supponendo un’infiltrazione d’acqua, davanti a tutta la Comunità monastica fu
riaperto il sepolcro; la bara era intatta, il corpo era ancora morbido e
conservava la temperatura dei corpi viventi. Il superiore con un amitto asciugò
il sudore rossastro dal viso del beato Sarbel e il volto rimase impresso sul
panno.
Sempre nel 1950 ad aprile le superiori autorità religiose con un’apposita
commissione di tre noti medici riaprirono la cassa e stabilirono che il liquido
emanato dal corpo era lo stesso di quello analizzato nel 1899 e nel 1927. Fuori
la folla implorava con preghiere la guarigione di infermi lì portati da parenti
e fedeli ed infatti molte guarigioni istantanee ebbero luogo in quell’occasione.
Si sentiva da più parti gridare “Miracolo! Miracolo!”. Fra la folla vi
era chi chiedeva la grazia anche non essendo cristiano o non cattolico.
23 dicembre 2012
IL TUO SPAZIO
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Il mistero di
San Charbel Makhlouf
Nessuno
come lui ha mai operato anche dall’aldilà, in modo così sorprendentemente
forte ed incisivo. Trasudazioni di
sangue
dalle sue spoglie, un corpo morto ma apparentemente vivo,
che scompare all’improvviso dopo la beatificazione.
Miracoli
straordinari,
ma il più misterioso e conosciuto
sembra essere quello relativo a Raymond
Nader un ingegnere elettromeccanico libanese.
La
vicenda sarà intercalata da alcune delle sue massime.
Otto giorni
dopo la sua morte, avvenuta esattamente la vigilia di
Natale,
una “straordinaria luminosità” avvolse la sua
tomba
fin dal principio e durò 45 giorni. Il tutto è documentato in un opuscolo
redatto dal monastero nel quale aveva vissuto gli ultimi giorni della sua vita e
che, sembra sia stato anche vittima di un tentativo di furto da parte di
alcuni pellegrini, tanto che si decise di riaprire la
tomba.
Il
corpo fu trovato galleggiante nel fango, ma intatto e morbido,
rimesso in un’altra cassa fu collocato in una cappella appositamente preparata,
e dato che il suo corpo emetteva del
sudore
rossastro,
le vesti
venivano cambiate due volte la settimana. Quello stesso liquido sembra essere
stato
fonte di
guarigioni
inspiegabili
nel corso degli anni.
Nel
1927, essendo iniziato il processo di beatificazione, la bara fu di nuovo
sotterrata. Nel 1950 a febbraio, monaci e fedeli videro che dal muro del
sepolcro stillava un
liquido
viscido,
e supponendo un’infiltrazione d’acqua, davanti a tutta la Comunità monastica
fu riaperto il sepolcro; la bara era intatta, il corpo era ancora morbido
e conservava la
temperatura
dei corpi viventi.
Il superiore asciugò il sudore rossastro dal viso del beato Charbel e il
volto rimase impresso sul panno.
“L’AMORE è L’UNICO TESORO CHE POTETE ACCUMULARE IN QUESTO MONDO E PORTARE CON
VOI NELL’ALTRO”
Sempre nel
1950 ad aprile le superiori autorità religiose con una apposita commissione
di tre noti medici riaprirono la cassa e stabilirono che il liquido emanato dal
corpo era lo stesso di quello analizzato nel 1899 e nel 1927. Fuori la folla
implorava con
preghiere
la
guarigione
di infermi lì portati da parenti e fedeli ed infatti
molte
guarigioni
istantanee ebbero luogo in quell’occasione.
Si sentiva da più parti gridare
Miracolo!
Miracolo!
Fra la folla vi era chi chiedeva la grazia anche non essendo cristiano o non
cattolico.
La novena a SAN CHARBEL MAKHLOUF
Il papa
Paolo VI il 5 dicembre 1965 lo beatificò davanti a tutti i Padri Conciliari
durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Fatto ancora più clamoroso,
il
corpo sembra essersi dissolto proprio dopo il 1965.
“TUTTE LE GLORIE, IL LAVORO, LE FORTUNE, I TESORI E I SUCCESSI CHE CREDETE DI
AVER POSSEDUTO IN QUESTO MONDO, RESTERANNO IN QUESTO MONDO.”
Il
fenomeno misterioso più conosciuto
di questo santo sembra essere quello relativo a
Raymond
Nader
un ingegnere elettromeccanico libanese che sentendo il desiderio di
raccogliersi in meditazione decise di recarsi all’eremo di Annaya
portando con se la Bibbia e alcune candele, quando cominciò a sentire che
intorno a se qualcosa stava cambiando. Un calore improvviso lo circondava
nonostante intorno a lui avesse cominciato a soffiare un forte vento che non
riusciva comunque a spegnere le candele che avevano
cessato
di tremolare pur bruciando. Si sentì catapultato in un mondo diverso
dove non aveva più udito, ne vista, ne sentimento, eppure si sentiva immerso
nella luce e tutto ciò durò per 4 ore. Percepì che qualcuno si stava
rivolgendo a lui dicendogli che non si trattava di un sogno, ma nel momento in
cui si riebbe da questa esperienza, si rese conto dell’eccezionalità
dell’esperienza e notò
sul suo
braccio l’impronta di cinque dita
come
fossero state impresse con il fuoco. Dai referti medici si tratta di una
scottatura di terzo grado che però non provoca dolore o infiammazione, anche
il colore rosa-rosso è alquanto anomalo, poiché normalmente dovrebbe risultare
grigio nero. A quanto pare questa è stata solo la prima di una serie di
apparizioni nelle quali san Charbel si ripresenta a Raymond Nader dando
messaggi e riproponendo il marchio sul braccio che
puntualmente guarisce da solo dopo 5 giorni
senza alcun trattamento.
“OGNI UOMO CHE è FUORI DALL’AMORE è FUORI DA DIO, FUORI DALL’UNIVERSO E FUORI
DALLA VITA”
Il fabbro
Iscandar
Obeid di Babdat,
fu colpito ad un occhio da una scheggia di metallo che a seguito di un altro
incidente gli procurò col tempo un distaccamento della retina. Secondo i
pareri medici sembrava impossibile fargli riacquistare la vista, ma
l’uomo decise affidarsi completamente all’intercessione di san Charbel. Sognò il
santo che gli chiedeva di visitare la sua
tomba.
Obbedì e al ritorno si sentiva un forte dolore all’occhio ma con la massima
fiducia non volle recarsi dal dottore. Il terzo giorno sogna nuovamente san
Charbel che gli ripone della polvere nell’occhio e lo rassicura che presto
guarirà nonostante il gonfiore e il
dolore,
al suo risveglio avviene come predetto.
Nel
1936 una giovane
suora della
Congregazione dei Sacri Cuori di Bikfaya,
suor Maria Abel Kamary a causa di una grave forma di ulcera pilorica non
è più in grado di alimentarsi ma questo sembrava il minimo, visto che le
operazioni devastanti sembravano solo peggiorare la sua situazione. Chiese di
essere portata alla tomba di
P. Charbel
e avvicinando le labbra per un bacio sente come una scossa. Il giorno
successivo cerca di asciugare nel suo fazzoletto quel liquido che trasuda
dalle pareti della
tomba,
ma alzandosi improvvisamente in piedi si accorge di essere guarita.
Nouhad El-Chami, 59 anni, paralizzata affermò di essere stata guarita
direttamente dal santo attraverso una vera e propria operazione della quale ne
mantiene tutt’ora i segni.
Il
10 settembre 1996
Nadia Sader descrive
su di un giornale locale come è stata guarita dalla sua malattia degenerativa
dopo aver bevuto un’infuso di foglie
di quercia benedette da
San Charbel.
Mentre uno straordinario
miracolo
è anche quello di
Nouhad
El-Chami,
59 anni,
che
paralizzata affermò di essere stata
guarita
direttamente dal
santo
attraverso una vera e propria operazione della quale ne mantiene tutt’ora i
segni.
23 luglio 2013
IL TUO SPAZIO
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San Charbel Makhlouf uomo
dei miracoli
l’Eremita
del Libano
Nel
1992 alcuni dei “miracoli” di
Charbel raggiunsero
la stampa occidentale. I giornali
svedesi e il quotidiano britannico, The Guardian, stamparono la
storia di Samira Hannoch, 15 anni, che riferì di aver avuto una visione di
Charbel
nella sua casa vicino a
Stoccolma. Da allora un’olio
fuoriusciva da un ritratto di
Charbel ed
a questo fenomeno furono associate numerose
guarigioni.
Un paio di
mesi più tardi, nel gennaio del 1993,
un altro incidente si verificò, questa volta in Libano, con Nouhad
El-Chami, 59 anni, nel ruolo principale. Nouhad, una madre di 12
figli, rimane improvvisamente paralizzata
a causa di un restringimento delle arterie in una fase molto
avanzata. Il 21 gennaio 1993 Nouhad fa un
sogno.
La storia di San Charbel Makhlouf
“Due monaci
venivano verso il mio letto. Uno di loro,
San Charbel,
si avvicina, mi scopre il collo, vi mette sopra la mano e dice: “Sono
venuto ad operarti.”
Io girai la testa per vedere la sua faccia, ma non potei, perché la luce che
proveniva dal suo corpo e dagli occhi era troppo accecante e potente. Io ero
così confusa, e gli chiesi: “Padre,
perché mi vuole operare? I medici dicono che non ho bisogno di un’operazione.”
Ma
San Charbel
mi risponde: “E’
necessario un intervento chirurgico, ed io, Padre Charbel, sono venuto a farlo
per te.”
Io ho guardato verso la statua della Vergine, posta vicino a me e ho detto:
Madonnina
mia, per favore, aiutami: come possono questi monaci operarmi senza anestesia o
punti di sutura?
Poi mi sono resa conto che la statua della Vergine era in piedi tra i monaci.
All’improvviso, ho sentito un dolore
terribile sotto il collo, erano le dita di Charbel, lo stavano strofinando.
Quando
san Charbel
ebbe
terminata l’operazione, l’altro
monaco
si avvicinò, mi mise in posizione seduta, e mi pose un cuscino dietro la
schiena. Prese un bicchiere di acqua, mise la mano dietro la testa e disse:
bevi
quest’acqua.
Nouhad El-Chami, 59 anni
E io
risposi che non potevo bere senza una cannuccia, ed egli mi rispose:
Ti abbiamo operato ed ora berrai l’acqua, poi ti alzerai e camminerai.”
Mi
sono svegliata e
mi sentivo l’acqua corrente in gola, e mi sono ritrovata seduta
nella stessa posizione come il Padre mi aveva messo. Improvvisamente ho sentito
un bruciore al collo, e inconsciamente ci ho messo la mano, per scoprire cosa
stava accadendo. Poi ho capito che la
mia mano paralizzata era diventato di nuovo normale, ho sentito
il mio piede [paralizzato] muoversi normalmente sotto la
coperta. Scesi dal letto in stato di semi-incoscienza e mi inginocchiai davanti
all’immagine di
San Charbel
e alla statua della Vergine, per ringraziarli.
Sono andata
al bagno e mi sono guardata allo specchio,
ho visto due ferite di dodici centimetri ciascuna, su entrambi i lati del mio
collo. “Sono andato da mio marito in camera da letto e ho acceso
la luce. Mio marito mi guardò e gridò:
Donna! Come
sei arrivata qui da sola? Potevi inciampare e cadere e poteva diventare un’altra
catastrofe..!
Alzai la mano paralizzata e gli dissi:
Caro, nessuna paura, San Charbel mi ha operato, e ora posso camminare!”
Questa
storia, descritta in un opuscolo pubblicato dal secondo monastero in cui viveva
Charbel,
ha un seguito: dopo un altro sogno, in cui
Charbel
apparve, Nouhad scoprì che c’era olio
che scorreva da un ritratto del
Santo.
Questo è proseguito fino al momento presente, come il nostro collega in Libano,
Nabil Matraji, ha potuto verificare di persona: “E
‘una vista stupefacente,”
ha detto. Tuttavia, non è solo questo ritratto di
Charbel
in casa di Nouhad che trasuda olio con poteri di
guarigione.
Lo stesso fenomeno sta accadendo da 59 anni, ad un ritratto di un
santo
del IV secolo il fondatore dell’Ordine Maronita, san Marone (data di riferimento
nei libri inglesi e americani come San Maro), da cui prende il nome l’ordine. Da
questo fenomeno Nouhad capì che il secondo monaco che aveva aiutato
nell’operazione in cui lei era sta curata era appunto San Marone. Un altro fatto
ci ha riferito Nabil Maitraji, e ciòè che
S. Charbel
sembra abbia benedetto una quercia nel suo giardino e che i malati possono
essere guariti usando le sue foglie.
In un articolo
di Al-Anwar il 10 settembre 1996 Nadia Sader descrive ciò che le
è accaduto quando bevve l’infuso di
foglie di quercia benedette da
San Charbel. La
malattia degenerativa di
Nadia
era progredita in modo rapido ed aggressivo
e in poco tempo era totalmente paralizzata, soffriva dolori tremendi e si
aspettava di morire da un momento all’altro. Sua madre le suggerì di provare le
foglie di quercia che erano state benedette da
San Charbel,
cosa che fece solo dopo molte insistenze.
“Come
ho bevuto il liquido caldo, ho sentito un bruciore dentro“,
ha detto Al-Anwar. “E
‘stato orribile, indescrivibile stavo soffrendo dal mento verso il basso fino al
mio piede destro tutto dentro di me urlava, urlava, dal dolore e dalla paura.
Improvvisamente ho visto la scena più bella della mia vita:… Ho
visto il
cuore
di Gesù,
rosso come il
sangue,
che batteva.
Il cuore
era tutto circondato da luce e i miei figli erano in piedi intorno ad esso. Poi
ho perso conoscenza …. La gente intorno a me vide
il mio piede destro fare
movimenti violenti, saliva e ricadeva
con una forza incredibile. Io non ricordo nulla di tutto questo.
[Più tardi] Mi raccontarono che anche
il mio piede sinistro faceva gli
stessi movimenti violenti
come quello di destra aveva fatto prima. E ‘stato così violento che sono caduta
a terra. Il mio piede ha continuato i suoi movimenti improvvisi con una tale
potenza che nemmeno tre uomini sono
stati capaci di frenare.
Io ero
ancora incosciente e sono rimasta a letto, indebolita, fino al mattino del terzo
giorno, quando il mio bambino mi ha svegliato;.. solo allora capii che ero stata
guarita, ed ero in grado di camminare normalmente e servire la mia
famiglia.”
Nadia Sader
ancora non sapeva cosa pensare di tutto quello che le era capitato, in bilico
tra credenza e non credenza, anche dopo diverse apparizioni di Gesù e di
S. Charbel.
“Ti
ho strappato dal letto di morte, e ancora non credi?”
Gesù le chiese. La casa di Nadia
divenne un luogo di pellegrinaggio
dove le icone di Gesù, la Vergine Maria e di
San Charbel
trasudano olio,
ma lei ha continuato ad oscillare tra
fede
e
paura,
soprattutto dopo che un medium le disse che l’olio aveva origini malefiche ed
era opera del
demonio.
Solo dopo ripetute apparizioni di Gesù ai suoi, Nadia ha finalmente ammesso di
essersi convinta. Successivamente ha
iniziato a
ricevere
messaggi da
Charbel.
Eccovi alcune citazioni da questi messaggi: “Sempre
chiedere la guarigione dell’anima e non abbiate paura della malattia del corpo“.
“Pregate
per i vivi, perché la maggior parte dei vivi sono morti, e i morti sono vivi.”
Raymond Nader, un ingegnere libanese elettro-meccanico,
porta con sé la prova
spettacolare dell’ attività di S.
Charbel:
su un braccio ha cinque
impronte digitali che gli hanno letteralmente bruciato la pelle.
Le impronte digitali si sono già bruciate e rinnovate sei volte. Raymond Nader
racconta la sua storia
davanti alle telecamere.
Il 9
novembre 1994 ha trascorso una notte
nell’eremo dove
Charbel
aveva vissuto per
23 anni. Voleva meditare e aveva acceso cinque candele. Ma la notte era comunque
fredda. “Improvvisamente”,
ha detto alla televisione Murr, “Ho
sentito il calore intorno a me nonostante fosse freddo, e un fuoco, un vento
caldo cominciò a soffiare.
Tuttavia, con mia grande sorpresa le fiamme delle candele rimanevano ferme. Ho
cercato di ragionare scientificamente, ma ho pensato che avrei potuto essere in
un sogno o un’allucinazione. All’improvviso ho perso i miei cinque
sensi.
Non c’era più
il calore o il vento o le fiamme. Ero in un mondo diverso, un mondo immerso
nella luce. Non
la solita luce che conosciamo, non bianco, ma trasparente come l’acqua
cristallina. Nessuna luce proviene da una direzione specifica, ma da tutto il
mondo. Era un miliardo di volte più luminosa della luce del sole …. ”In
quella luce percepii una presenza.
Non potevo
vederla, ma ero consapevole che vi fosse.
Non stavo sognando, ero più vivo che mai. La voce non proveniva
da una punto in particolare, eppure la sentivo arrivare tutta intorno a me. L’ho
sentito in me, e non con le mie orecchie fisiche. E si è espressa a me senza
parole, senza suoni. La Presenza si è
presentata a me come una sensazione di pace profonda, di gioia e di amore.
Ad un certo momento ho sentito che questa esperienza era giunta al termine,
avrei voluto che questa sensazione di gioia e di pace durasse per sempre, e
sentendo in mio dispiacere mi ha fatto capire che Lui era sempre presente. “
Gradualmente Nader ritornò alla
coscienza normale. “Ho
guardato le candele con stupore:… Erano totalmente consumate. Il mio orologio mi
dimostrava che erano
passate quattro ore.
In un
batter d’occhio ho lasciato l’eremo, e sulla strada per la mia auto ho sentito
un calore sul braccio. Ho pensato si
trattasse di un graffio o della puntura di un animale. Ma il
calore aumentava sempre di più. Mi tolsi la maglia, e alla
luce della mia auto ho visto cinque impronte digitali sul mio braccio,
che mostravano dettagliatamente il segno di cinque dita umane, comprese le rughe
e le unghie . Faceva molto caldo, ma non c’era alcun dolore, solo prurito. Per
cinque giorni questa impronta ha trasudato sangue ed acqua “.
Dr Nabil Hokayem, un chirurgo plastico, uno dei chirurghi più famosi in Libano,
ha confermato che si trattava di una ustione
di secondo grado.
In
occasione della festa di
Charbel
il 15 luglio del 1995,
Raymond Nader ha avuto un’esperienza nuova e straordinaria durante la visita al
Monastero di san Marone. “Similmente a quello che mi era capitato all’eremo di
S. Charbel,
ho visto un corteo davanti a me.
Ho riconosciuto i monaci del monastero, ma alla fine della processione era un
sacerdote molto vecchio. Mi sono avvicinato a lui per fare alcune domande.
Mentre mi avvicinavo a lui, tutto intorno a me è cambiato. Tutti i
suoni scomparsi, ma la voce vecchia persisteva e risuonava nella mia testa. ” Fu
allora che Nader ha sentito uno dei sei messaggi che egli attribuisce a
Charbel.
Con ogni messaggio le impronte
digitali sul suo braccio si sono ripresentate. Le seguenti sono
citazioni da questi messaggi:
“Il
Signore ha creato ogni essere umano per brillare, per illuminare il mondo, voi
siete la luce del mondo Ogni
uomo è una lanterna destinata a brillare. Il Signore ci ha fornito un vetro
chiaro e trasparente per la lanterna, per consentire che la luce splenda e
illumini il mondo, ma essi si
prendono cura del vetro e dimenticano la luce,
sono preoccupati della forma in vetro, colorazione e decorazione, fino a quando
diventa spessa, opaca, impedendo alla luce di risplendere, e quindi è il mondo
sommerso nelle tenebre. Il Signore insiste per illuminare il mondo. Il
vetro deve diventare di nuovo trasparente. Dovreste
realizzare l’obbiettivo per cui siete nati in questo mondo. “
“Cristo
sa cosa c’è nei vostri cuori, ed è il cuore che vuole non che cerchiate la
verità al di fuori del Cristo. Quando
si conoscerete il Cristo, conoscerete la verità e sarete liberi. Il
Cristo vuole che tu sia libero. Non temere, e sii certo, perchè il Cristo ha
sconfitto il mondo “.
“La
Chiesa del Cristo è una roccia sulla quale si frantumano le onde del male. Cristo
è la via. Croci di luce inonderanno la Terra. “
OLIO, RELIQUIE E MATERIALE DI SAN CHARBEL
PER RICEVERE L’OLIO MIRACOLOSO DI SAN CHARBEL O ALTRO MATERIALE SCRIVERE O
TELEFONARE AI PADRI PRESSO
POSTULAZIONE GENERALE ORDINE LIBANESE MARONITA
PIAZZA NICOLOSO DA RECCO 5
00154 ROMA
TEL. 06/5781075
RIPROVATE PIU’ VOLTE A TELEFONARE, SPESSO I PADRI SONO IN PREGHIERA
Perché il 1950 fu definito “anno charbeliano”?
Patrizia Cattaneo: “Perché in quell’anno i fenomeni soprannaturali riguardanti
Padre Charbel conobbero una autentica esplosione. Il 1950 era, per la Chiesa,
l’Anno Santo. E per quell’occasione si decise di esporre la salma dell’eremita
alla venerazione dei fedeli. La tomba fu aperta alla presenza di un
comitato ufficiale e la salma, ancora morbida e incorrotta. Da quel momento i
miracoli si moltiplicano a dismisura e in pochi mesi il convento ne registrò
oltre duemila.
“Quell’anno un sacerdote, giunto in pellegrinaggio ad Annaya, scattò una foto di
gruppo davanti all’eremo. Quando sviluppo il negativo scoprì che su quella foto
c’era una persona che non era presente al momento dello scatto: si trattava
dell’immagine del santo, come venne identificata da chi lo aveva conosciuto.
Un’immagine preziosa perché padre Charbel non era mai stato fotografato da
nessuno quando era in vita. E da quella immagine “miracolosa” è stato poi
ricavato il ritratto ufficiale ora conosciuto”.
02/02/2016, 12.06
LIBANO – USA
La guarigione di una cieca diffonde anche negli Usa la fama di san Charbel
Fady Noun
Un miracolo avvenuto a Phoenix, in Arizona, attribuito all’intercessione
dell’eremita di Annaya, in Libano. Dafné Gutierrez il giorno dopo aver visitato
una reliquia del santo si sveglia con un forte prurito agli occhi e la
sensazione di una forte pressione sulla testa e sulle orbite e alla luce diffusa
di una lampada da comodino, grida stupita al marito: “posso vederti, posso
vederti”.
Beirut (AsiaNews) – Sta facendo
gridare al miracolo la
guarigione di una donna cieca, a
Phoenix, in Arizona, attribuita
all’intercessione di san Charbel
Makhlouf. La fama di taumaturgo
dell’eremita di Annaya, in
Libano (8 maggio 1828 – 24
dicembre 1898) si sta
diffondendo in tutto i mondo e,
comunque, là dove dove la sorte
ha portato i maroniti,
disseminati ovunque dalla loro
tormentata storia.
La città di Phoenix è testimone
di uno di questi stupefacenti
prodigi dei quali san Charbel ha
il segreto: la guarigione di una
donna ispano-americana, Dafné
Gutierrez (30 anni), madre di
tre figli, resa completamente
cieca dalla malformazione di
Arnold Chiari.
Phoenix è una città ove è
presente una forte colonia di
origine libanese, essenzialmente
maronita. La locale chiesa
maronita è dedicata a san
Giuseppe e le messe sono
celebrate in tre lingue: arabo,
spagnolo e inglese. La chiesa di
san Giuseppe è una delle 36
parrocchie maronite degli Stati
Uniti, suddivise nelle due
grandi diocesi di New York e Los
Angeles.
La reliquia di san Charbel, che
dal 2015 sta facendo il giro di
tali parrocchie, consiste in un
frammento osseo conservato in
una teca di legno di cedro. Il
parroco della chiesa di san
Giuseppe, Wissam Akiki, aveva
dato la maggiore diffusione
possibile alla notizia della
visita di durata relativamente
breve (15-17 gennaio 2016) che
la reliquia avrebbe compiuto
nella sua parrocchia, in
occasione di un ritiro
sacerdotale con il vescovo
maronita di Los Angeles, mons.
Élias Abdallah Zeidane.
Dafné Gutierrez (nella foto,
alla quale la malformazione di
Arnold Chiari era stata
diagnosticata a 13 anni, aveva
sviluppato, nel corso degli
anni, un edema papillare alla
fine del nervo ottico. Un
intervento chirurgico per
correggere la malformazione si
era rivelato inutile.
Nell’autunno 2014 aveva perso
l’uso dell’occhio sinistro, che
si era progressivamente
indebolito dall’anno precedente.
Nel novembre 2015 l’occhio
destro si era spento a sua
volta, sprofondandola in una
notte totale che non le
permetteva di vedere neppure un
raggio di sole fissato
direttamente. Un rapporto medico
affermava che la sua cecità era
irreversibile e richiedeva una
assistenza sanitaria permanente.
La donna stava pensando anche a
ritirarsi in un istituto per
ciechi, per non essere di peso
alla sua famiglia.
Nel weekend del 16-17 ottobre,
attirati dai manifesti di padre
Wissam, dei vicini
l’incoraggiarono a chiedere la
guarigione. Accompagnata da uno
di loro, si presenta il 16
gennaio. “Ho posto la mia mano
sulla sua testa e poi sugli
occhi e ho chiesto a Dio di
guarirla, con l’intercessione di
san Charbel”, racconta
sobriamente il sacerdote. La
domenica, Dafné e la sua
famiglia assistono alla messa e
poi tornano a casa. E’ la
mattina del 18 che arriva la
guarigione inspiegabile. Verso
le 5 del mattino, la miracolata
si sveglia con un forte prurito
agli occhi e la sensazione di
una forte pressione sulla testa
e sulle orbite. Sveglia suo
marito che avverte come un forte
odore di bruciato nella stanza.
Accende la luce, ma la spegne
subito su richiesta della sua
sposa, molto disturbata. Ma alla
luce diffusa di una lampada da
comodino, la donna gli annuncia,
stupita, di poterlo vedere.
“Posso vederti, posso vederti
con tutti e due gli occhi”,
grida. Contemporaneamente Dafné
sente una forte pressione sulla
testa e sugli occhi, come se si
stesse riprendendo da una
operazione. Porta la mano alla
testa, sul lato destro, come se
ci fosse una ferita. Si può
immaginare il seguito. “Non
riuscivo a crederci, non volevo
più chiudere gli occhi”,
racconta la miracolata. “I miei
figli gridavano mamma può
vedere, Dio ha guarito mamma!”.
Tre giorni dopo, un esame
oftalmico costata la guarigione.
Ad oggi, cinque medici hanno
esaminato Dafné, compreso un
oculista di origine libanese, il
dottor Jimmy Saadé. La
guarigione sfida qualsiasi
spiegazione scientifica. Secondo
il suo medico, in 40 anni di
esercizio non era stato
registrato alcun esempio di una
guarigione di questo tipo. “No
way! No way!” non smetteva di
ripetere, leggendo il referto
che aveva di fronte. Il bulbo
oculare, precisa il referto, non
presenta alcuna traccia
dell’edema. Per scrupolo
professionale si sta realizzando
un dossier sanitario completo
per analizzare meglio il caso e
documentare solidamente il
carattere inspiegabile di una
guarigione molto recente. Il
problema, così facendo, è di
verificare se il prodigio
comprende anche la corezione
della malformazione all’origine
della cecità, come suggerisce la
sensazione di una pressione
sulle testa avvertita da Dafé,
“come se lei si stesse
riprendendo da un intervento”.
Ma la fede popolare no si
preoccupa da questi scrupoli. La
notizia della guarigione di una
donna cieca si è sparsa ovunque
a Phoenix e ha aperto i
notiziari delle catene
televisive regionali americane e
messicane. In conseguenza,
migliaia di visitatori hanno
cominciato ad affluire alla
chiesa di san Giuseppe, il
parroco della quale ha
saggiamente deciso di fissare al
22 di ogni mese una giornata di
intercessione speciale, come si
fa ad Annaya dopo la
stupefacente guarigione di
Nouhad Chami, avvenuta il 22
gennaio 1993.
Da parte sua, dopo aver percorso
gli Stati Uniti, il reliquario
di san Charbel è stato portato
alla diocesi maronita di Nostra
Signora del Libano, a Los
Angeles, dopo le ultime due
tappe a Detroit, dove anche la
comunità caldea ha voluto
rendergli onore, e a Miami.
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